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mercoledì 28 ottobre 2015

Fantozzi

Un film di Luciano Salce. Con Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Giuseppe Anatrelli, Liù Bosisio.Comico, durata 100 min. - Italia 1975


Dopo 40 anni dalla prima proiezione di Fantozzi, ritorna al cinema la pellicola restaurata ex novo, confermandone il capolavoro che non perde smalto nè forza.
Il personaggio, il ragioniere Ugo Fantozzi, è il ritratto totale dello spettatore (italiano) medio, di oggi e di ieri: un personaggio negativo, ignorante, poco furbo, sfortunato, che ognuno di noi incarna sotto qualche aspetto. La caricatura dei luoghi comuni, delle situazioni, la distruzione del benessere, del ben pensare, cambia lo spettro della realtà in un’atmosfera da Luna Park.
Una dissacrazione della vita per chi è di razza “fantozziana”, Villaggio crea il “belpaese” dei balocchi, con tanto di burattini al servizio di un sistema controllato da altrettanti pupazzi caricaturati, senza mai un accenno di lieto fine, anzi. Ci troviamo di fronte a un’immagine difficilmente digeribile da molti, un ritratto negativo di tutto dove le persone “normali” sono appunto comparse o personaggi immobili, da decoro. Non c’è rivalsa da parte dei protagonsiti, nemmeno alla fine. Gli “inferiori”, ovvero gli impiegati, sono deboli e smidollati: vengono gettati a turno nell’acquario dei dirigenti e alcuni diventano letteralmente poltrone (la famosa poltrona di pelle umana); pezzi meccanici inter scambiabili che formano la catena di montaggio grottesca che produce l’italia del consumismo, dell’inganno, dell’ingenuità e dei sogni di qualcun altro.
Villaggio crea un’opera mastodontica, la “Terra dei cachi” è già sullo schermo vent’anni prima che gli EELST la trascrivano sugli spartiti. Come nel teatro greco, la scelta dell’ assurdo è l’arma più azzeccata. Lo spettatore, come di fronte a un cartone animato con Willie il Coyote, vede il protagonista alzarsi sempre in piedi dopo aver subito anche le più estreme intemperie. Fantozzi non è solo, Villaggio lo contorna di altri strabilianti personaggi che non sono semplici macchiette, bensì altri più piccoli Fantozzi; basti pensare alle medesime sventure che insieme al ragioniere vivono il geometra Calboni, il ragioniere Filini, la famiglia, la famosa nuvola da impiegato, che possiedono tutti gli impiegati, nessuno escluso, oppure la tristissima e tragica festa di Capodanno, che miete vittime come il ristorante cinese. Ovviamente l’erba del vicino è sempre più verde e quindi il nostro protagonista dev’essere la Prima vittima.
Il personaggio di Ugo Fantozzi è fragile ma con un minimo di coscienza e un briciolo di onestà, ma proprio per questo può essere giarto e rovesciato come un guanto dal potere e dai padroni. Uno dei messaggi principali che l’autore vuole dare allo spettatore è che non basta essere onesti e condurre una vita ordinaria, perchè all’interno di un certo sistema, è quest’ultimo che comanda e non c’è il modo di sconfiggerlo dall’interno. Non c’è.

La bomba Fantozzi è eterna, infinita, negativa, ancora non del tutto esplorata, perchè può essere aggiornata ai nostri tempi. Fantozzi è un uomo-macchina, che non si evolve ma si aggiorna, e che ha lasciato come eredità emblemi e icone, mastodontiche ed eterne, che elevano la cultura, la libertà, l’identità e i valori dell’uomo tra le coperte pesanti e spesse di una critica così profonda e pungente che ancora oggi abbaglia e spaventa.

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